Nel gennaio 1977 la rivista americana "Astronomy"
pubblicò un interessante articolo intitolato "Collane di crateri su
Phobos".
L'anonimo autore parla delle strane scanalature e dei misteriosi crateri
presenti sulla piccola luna di Marte.
"La sonda Viking ", si legge nell'articolo, "ha scoperto un
altro mistero nel posto più imprevisto: la luna Phobos. Le immagini già
trasmesse da Mariner 9 sia di Phobos (grande 20 x 23 x 28 chilometri) che di
Deimos (10 x 12 x 16 chilometri) facevano vedere su entrambi i satelliti molti
crateri, rivelando l'aspetto delle due piccole lune, simili a grossi macigni
butterati dall'impatto dei meteoriti. C'era però un particolare sconcertante di
Phobos che alcuni analisti notarono, ma sul quale per mancanza di dati non
poterono dire molto. Il particolare era la presenza di piccoli crateri che
sembravano allineati come se formassero delle collane. Questo era molto strano,
perché formazioni simili sulla Luna sono tradizionalmente spiegate come bocche vulcaniche
apertesi lungo linee di frattura della superficie.
Phobos, tuttavia, è troppo piccolo per ospitare qualsiasi tipo di attività
vulcanica.
"Le foto ad alta risoluzione del Viking hanno successivamente
confermato che le collane di crateri sono reali e fanno parte di un esteso
sistema di solchi paralleli, larghi di verse decine di metri (foto numero
39884).
"All'apparenza, i solchi si sono formati in direzione parallela a quella
del movimento orbitale dei satelliti, anche se sembra che ve ne siano diversi
gruppi con differente orientamento. Gli scienziati non riescono a spiegarne la
natura e i meccanismi di formazione. Alcune teorie parlano di solchi prodotti
dall'impatto con frammenti di piccoli satelliti anch'essi presenti intorno a
Marte (anche se i solchi sembrano seguire con troppa precisione i contorni
della superficie di Phobos, perché questa ipotesi possa essere sostenibile); o
di fratture generate da un cratere da impatto ancora sconosciuto (forse posto
nella parte non fotografata di Phobos); oppure di fratture formatesi nel corpo
del satellite marziano quando faceva ancora parte di un ipotetico corpo più
grande, poi spezzatosi in due, forse in seguito a un urto catastrofico.
Fonte: I misteri n. 14