GOLEM
Robot di fango. Il Talmud, ovvero il complesso delle interpretazioni delle
tradizioni e delle norme giuridiche ebraiche, dedica un passo all’analisi della
creazione dell’uomo da parte di Dio: "Dodici ore ebbe il giorno; nella
prima fu accumulata la terra, nella seconda egli divenne Golem (“Materia
informe”), nella quarta fu infusa in lui l’anima". Lo Sefer Jetzirah, o
“Libro della Vita” indica le leggi da rispettare qualora si intenda plasmare un
essere umano; il cabalista Eleazar di Worms (XI secolo) fornisce infine invece
la ricetta pratica per infondere la vita alla materia inerte. Il risultato di
questa serie di istruzioni è il Golem, un uomo artificiale (come l’HOMUNCULUS o
l’immaginario mostro di FRANKENSTEIN) fabbricato con il fango da un altro uomo,
e come tale privo dal soffio divino.
I volti del Golem. Dall’XI secolo, in Germania, Polonia, e nell’attuale Boemia,
si diffuse la leggenda secondo la quale alcuni Rabbini particolarmente esperti
nelle difficili arti della QABBALAH sarebbero stati in grado di fabbricare
Golem: le rozze statue di fango sarebbero state animate tracciando sulla loro
fronte i caratteri alif, mem e thaw, cabalisticamente analoghi a quelli che
compongono il nome "Adamo". I Golem avrebbero svolto umili mansioni
di servitori (o di servitrici, come il peraltro unico Golem femminile creato
nel 1058 da Salomon ibn Gabirol) fino a quando non diventavano troppo grossi,
e, di conseguenza, ingovernabili: una peculiarità di alcuni di essi era infatti
quella di crescere a dismisura giorno dopo giorno. In tal caso il Rabbino
doveva indurre con un trucco il Golem a inginocchiarsi, per potergli cancellare
la alif dalla fronte: le lettere restanti, infatti, si leggono meth,
"Morte", e una volta che esse rimanevano sole, il Golem si abbatteva
rovinosamente al suolo, travolgendo a volte il suo stesso creatore. Un famoso
romanzo di Gustav Meyrink, Der Golem (1915), e, soprattutto, il film omonimo di
Paul Wegener (1920) descrivono il Golem come una sorta di mostro. In realtà i
Golem sono di molteplici “razze”; possono avere un aspetto umano, possedere
intuito, intelligenza e compassione (come quello del racconto Il Golem di Elie
Wiesel), e alcuni possono essere simili in tutto e per tutto a uomini morti o
viventi. Questi ultimi - spesso in grado di mutare il loro aspetto a piacimento
- vengono fabbricati quando occorre possedere il perfetto duplicato di una
persona.
Il Golem di Praga. Secondo la leggenda, il 20 Adar del 5340 dell'Era Ebraica
(Marzo 1580 dell'era cristiana), Jehuda Liva Ben Becalem, più noto come “il
Marahal” o Morenu Ha-Ray Loew (“Maestro Loew”) si incontrò nella Sinagoga
Vecchio Nuova, nella Città Ebraica di Praga, con i suoi due più fedeli
discepoli. Ognuno degli intervenuti rappresentava un elemento: il Marahal era
il simbolo dell’aria; suo cognato, il Rabbino Yitzchak Hacohen, rappresentava
il fuoco; il Rabbino Sosson rappresentava l’acqua. Il quarto elemento, la
terra, era già pronto sull’impiantito della Sinagoga. Il rito ebbe così inizio:
il Marahal cominciò a plasmare il mucchio di fango, e i suoi assistenti lo
aiutarono a dargli un aspetto umano. Quando la figura fu completa, il Rabbino
Loew cominciò a recitare il primo capitolo della Genesi, insieme ad alcuni
brani del Talmud; poi accese una torcia, la porse al Rabbino Sasson, e, con un
bastone, tracciò un cerchio sul pavimento. Quindi il Marahal diede ai suoi
discepoli precise istruzioni: Yitzchak avrebbe dovuto camminare intorno al
cerchio per sette volte, pronunciando i nomi cabalistici della divinità; poi
sarebbe stata la volta di Sasson, quindi quella dello stesso Loew. Quando il
rito fu compiuto, la torcia si spense. “Respira” - disse il Marahal, e la
creatura respirò. “Apri gli occhi”, e l’uomo d’argilla aprì gli occhi. “Il tuo
nome sarà Yossel” - continuò il Marahal - “e la tua missione sulla Terra sarà
quella di proteggere il popolo di Israele dai suoi nemici. Nessuno sarà più
forte di te, vincerai il fuoco e la morte, sarai indistruttibile e immortale”.
Yossel, il Golem del Rabbino Loew (1520-1609) è indubbiamente il rappresentante
più famoso della sua specie; la sua storia è stata raccontata in Niflahot
Marahal (“Le meraviglie del Marahal”, 1909), in Der Prager Golem (“Il Golem di
Praga”, di Chaim Bloch, e nelle già citatie opere di Meyrink e Wiesel. Era
stato creato con una precisa missione: difendere la comunità ebraica di Praga,
accusata (falsamente) di aver sacrificato un bambino, in modo di giustificare
un progrom da parte di Rodolfo II. Il Golem eseguì fedelmente ciò che gli era
stata ordinato, e, dieci anni dopo, il trentatreesimo giorno dell’Omer del 5350
(1590), tornò in polvere. Fu lo stesso Marahal a eseguire, malinconicamente, il
rito finale: “Hai compiuto il tuo destino. Che il tuo sonno sia dolce, Yossel,
nessuno ti disturberà”.